Festa di San Lorenzo Martire, copatrono di Roma, Stauroforo di Santa Romana Chiesa.
“Roma, antica madre dei templi pagani, ormai devota a Cristo, vittoriosa sotto il comando di Lorenzo, riporti il trionfo sui riti barbari. Avevi vinto i re superbi, avevi imbrigliato i popoli, ora imponi il giogo del comando agl’idoli mostruosi. Questa sola gloria mancava alle insegne della città togata: la gloria di domare l’immondo Giove, non con le forze tumultuose di un Cosso, di un Camillo, o di un Cesare, ma con la battaglia non incruenta del martire Lorenzo. [...] Tre, quattro, sette volte felice il Romano che può celebrare da vicino te e il luogo in cui riposano le tue ossa! Egli si prosterna nel tuo santuario; bocconi a terra, l’innaffia di lacrime e vi versa i suoi voti. [...] È là, o San Lorenzo, che noi andiamo a cercare il ricordo delle tue sofferenze, perché tu hai due palazzi in cui dimori: quello del corpo sulla terra, quello dell’anima nel cielo. Il cielo, ineffabile città che ti fa membro del suo popolo, che, nelle file del suo eterno senato, pone sulla tua fronte la corona civica! Con le tue gemme risplendenti appari come l’uomo che la Roma celeste elesse a perpetuo console! Le tue funzioni, il tuo credito, la tua potenza si rivelano agli entusiasmi dei Quiriti esauditi nelle suppliche che ti hanno presentato. Qualsiasi richiesta viene ascoltata; tutti pregano in libertà, formulano i loro voti; nessuno riporta con sé il suo dolore. Sii sempre pronto a soccorrere i figli della città regina: che essi abbiano un fermo appoggio nel tuo amore di padre; che trovino in te la tenerezza e il latte del seno materno. Ma tra essi, tu l’onore di Cristo, ascolta anche l’umile postulante che confessa la sua miseria e rigetta le sue colpe. Io mi so indegno, lo riconosco, indegno di essere esaudito da Cristo; ma protetti dai Martiri, si può ottenere il rimedio ai propri mali. Ascolta uno che ti supplica: nella tua bontà, sciogli le mie catene, liberami dalla schiavitù della carne e dai vincoli del mondo!”
(Aurelio Prudenzio, Peristephanon Liber, II, 1-16, 529-536, 549-584)