La festa di san Lorenzo, essendo la seconda grande festa della Chiesa di Roma, dopo quella dei Principi degli Apostoli, ben si comprende come la devozione l’avesse voluta anticipare con una Vigilia; del resto, questa festa aveva anche la sua Ottava sino al 1955.
Conosciamo l’esistenza di questa veglia almeno dal IV sec.
Leggiamo, in effetti, nella Vita di santa Melania la Giovane (o Juniore), scritta dal presbitero Geronzio poco dopo la morte della santa nel 439 a Gerusalemme, che i suoi genitori rifiutarono di condurla, nella sua giovinezza, al Martyrium del Santo Arcidiacono, visto il suo stato di gravidanza, essendo in attesa del suo secondo figlio, per assistere all'ufficio notturno precedente la festa. Era l’anno 403. Allora Melania si ritirò nell’oratorio domestico e fece, meglio che poté, la veglia in onore di san Lorenzo (GERONZIO, Vita sanctæ Melaniæ, c. 5. Cfr. TOMÁS SPIDLÍK, Melania La Giovane: La Benefattrice (383-440), Milano 1996, pp. 36-37. Il testo in italiano della vita della santa è reperibile qui).
Lorenzo, «arcidiacono simile agli apostoli», pare fosse considerato speciale patrono dell’aristocrazia romana e, secondo la notizia di Prudenzio, era celebrato quale «padre del popolo romano», tanto che la basilica insigne dedicata al martire ci viene descritta nella sua maestosità e nella preziosità dei doni ricevuti dai fedeli (PRUDENZIO, Peristephanon, 2, in PL 60, col. 294 ss.).
Per la sua importanza, ricorda il beato card. Schuster, quando nel tardo Medioevo le vigilie delle grandi feste vennero anticipate fin dal pomeriggio del giorno precedente, san Lorenzo ebbe la sua messa in vigilia, e poi un’altra prima missa in nocte (cfr. A. I. SCHUSTER, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – VII. I Santi nel mistero della Redenzione [le Feste dei Santi dall’Ottava dei Principi degli Apostoli alla Dedicazione di san Michele], Torino-Roma, Marietti, 1932, pp. 157-158).
La riforma del calendario di Giovanni XXIII ridonò alla ridetta vigilia la sua importanza, anticipando all’8 agosto la festa di san Giovanni Maria Vianney, più recente, che, invece, sino al 1960, era celebrata il 9 agosto.
L'odierna vigilia dedicata al grande martire Lorenzo ci insegna che la testimonianza della buona coscienza e della fede nel giusto giudizio di Dio ispirano una grande pace ai Martiri in mezzo alla tempesta di odio che li ha travolti e continua a travolgere, ieri come oggi.
Il Santo arcidiacono sapeva bene come fosse dolce addormentarsi al mondo, di fronte ad un tiranno furioso, al boia, ad un popolo sacrilego, che, nell’anfiteatro, esclamava: Christianos ad leones, ed al medesimo istante, svegliarsi tra le braccia degli angeli in Cielo, in presenza del Cristo, per ricevere da Lui l’eterna corona!
Questo spiega il motivo dell'amabile rimprovero, tramandatoci dagli Acta sancti Sixti papae et martyris rivolto da Lorenzo al suo vescovo, il papa Sisto II, che è stato ricordato, nel calendario tradizionale, il 6 agosto scorso, allorché era condotto al martirio:
“Dove vai, o padre, senza del figlio? Dove, o sacerdote senza del diacono? Dove o celebrante senza l’accolito? Che cosa ti è spiaciuta in me? Ho io negato di versar teco il sangue, io che m’ebbi attribuzione di distribuire il sangue di Dio? Bada, ché la umiliazione del discepolo torna a disdoro del maestro. Abramo offerse il figlio; Pietro mandò innanzi Stefano; e tu o padre, rendi palese nel figlio la tua propria virtù; io ne conseguirò la corona, e tu ti sicurerai di non esserti ingannato nella scelta del tuo diacono”.
E Sisto: “Non io ti abbandono, o Figlio, sibben ti lascio a combattimenti maggiori: a me annoso si addicono le pugne lievi; a te giovine sono serbati i trionfi gloriosi. Cessa dal piangere: soli tre giorni ti separeranno da me; un qualche intervallo sta bene che separi il vescovo dal diacono, e tu sei tale da non aver uopo di me sostenitore: il tuo martirio sarà più illustre del mio, perché non avrai compagni in subirlo: a che volermi presente? Elia rapito non trasmise ad Eliseo il proprio mantello? E tu profitta della dilazione per dividere tra’ poveri, secondo il tuo giudizio, il tesoro della nostra chiesa”.
S. Sisto II incontra S. Lorenzo, vetrata, Basilica di S. Patrizio, Ottawa
Dopo la grazia della predestinazione, il martirio era considerato il dono più grande che l’anima potesse ricevere da Dio, e la via più breve per salire al Cielo. È per questo che, quando si pronunciava contro i Martiri la sentenza di morte, gli antichi testimoni della Fede davanti ai tribunali pagani esclamavano, con una pace ed una costanza pieni di dignità, presentandosi dinanzi alle fiere o al fuoco o la loro testa alla spada: Deo gratias. In effetti diversi Atti di martiri riportano che le vittime, ascoltata la sentenza di condanna capitale, rispondevano sovente «rendiamo grazie a Dio» (cfr. ad es. SAN GIUSTINO DI NABLUS, Seconda Apologia, 2, 19, ora in GIUSTINO, Le due apologie, Roma 2001, pp. 101-102; Acta Martyrum Scilitanorum, 15, oggi in A.A.R. BASTIAESEN; A. HILHORST; G.A.A. KORTEKAAS; A.P. ORBÁN; M. M VAN ASSENDELF, Atti e Passioni dei martiri, Rocca San Casciano 2007, p. 105; nonché in GIULIANA CALDARELLI (a cura di), Atti dei martiri, Milano 1985, rist. 1996, p. 153; SANT’AGOSTINO, Sermo I, In Natali Cypriani martyris, Sermo CCCIX, 4, 6, in PL 38, col. 1412, il quale ricorda che così rispose anche san Cipriano di Cartagine allorché fu condannato a morte).
Anche Tertulliano, concludendo il suo Apologeticum, scriveva: «Mentre voi ci condannate a morte, Dio ci assolse; per questo, alla lettura della vostra sentenza, noi rispondiamo gioiosi Deo gratias», «Inde est, quod ibidem sententiis vestris gratias agimus ; ut est æmulatio divinæ rei et humanæ, cum damnamur a vobis, a Deo absolvimur» (TERTULLIANO, Apologeticus adversus gentes pro christianis, 50, in PL 1, col. 604. Cfr. anche ibidem, 1 e 46, ivi, col. 317 e 577, il quale ricorda come i cristiani, «si denotatur, gloriatur; accusatur, non defendit; interrogatus vel ultro confitetur; damatus gratias agit … Christianus etiam damnatus gratias agit»).